Il tema è più che mai attuale: quanti modi ci sono per essere una famiglia? "Tr3s" è il progetto folle di tre amiche del liceo prossime ai 50 anni che, dopo essersi ritrovate e non avendo figli, decidono rimanere incinta insieme ...e dello stesso uomo. Una notte, in pieno amarcord tra rimorsi, rimpianti, recriminazioni e risate (e aiutate anche dall'alcol), progettano a tavolino il "padre" ideale e lo trovano in Alberto (Sergio Muniz). Una storia paradossale che tocca argomenti diversi, dalla maternità all'amicizia, che si incentra sul tema del rivedersi e della famiglia, nella sua più ampia accezione. Ne parliamo con Marina Massironi, una delle interpreti insieme ad Anna Galiena e ad Amanda Sandrelli, fino al 9 novembre al Teatro Manzoni di Milano.
Cosa le piace di questo testo?
Il fatto che porti un messaggio di libertà e di rispetto. I contenuti portano a loro volta l'assenza di un giudizio e di preconcetti. Insomma, è il famoso vivi e lascia vivere, mentre al contempo ti racconta di un bisogno che hanno le persone. E' un testo con molto ritmo, dove la risata la fa da padrona in un impianto a orologeria con molti accadimenti e molta follia.
E' così importante per una donna fare figli o si possono "partorire" altre cose ugualmente appaganti, come ha recentemente dichiarato Jennifer Aniston?
Se non hai figli non sei una donna fallita...semplicemente avrai un nucleo affettivo diverso. Lo spettacolo è più incline a definire il senso di famiglia, più che di maternità. Io non ho avuto figli, ma di certo non parteciperei a un progetto così folle delle tre amiche di Tres!
La famiglia c'è anche se non si ha, volutamente, la figura paterna?
Qui non si parla di famiglia in modo tradizionale, ma di un progetto affettivo insieme, alla creazione di un mondo di amore. Le tre protagoniste cercano un padre per i loro figli, non un compagno... e progettano una gravidanza comune per avere una famiglia, non tanto per il figlio in se'. E, nella loro ricerca dell'uomo ideale, si dipingono un quadretto: deve essere bello, alto, sexy, intelligente, ben dotato, ironico, simpatico... e altre qualità che non svelo. Ciò che tutti noi abbiamo bisogno di un progetto affettivo, qualsiasi esso sia.
Come vive gli anni che passano?
Non ho ancora fatto un bilancio, li detesto. Fare i conti con il tempo che passa è sempre un problema... in alcune cose si migliora, in altre no. Si diventa più sensibili, più fragili, anche più impazienti, sicuramente più intolleranti. Ma allo stesso tempo si può combattere tutto questo, lavorandoci su. Poi c'è questo tabù della parola "menopausa", questo termine terribile di cui non si parla tanto volentieri.
Perchè secondo lei?
Mah, forse per il pudore di aver finito una fase della vita...ma la vita non finisce con la menopausa... ce n'è anche una dopo! (ride). Invece il passare degli anni ti può portare anche molti vantaggi: riesci a correggere alcuni difetti, cosa impossibile nell'impeto della gioventù. E poi arriva anche la capacità di sapersi perdonare, non pretendendo più la perfezione.
La prima parte dello spettacolo verte sul tema del re-incontro e dei ricordi. Facciamo un flashback di trent'anni, ai tempi degli esordi col duo Hansel e Strudel insieme al suo allora fidanzato Giacomo Poretti (di Aldo Giovanni e Giacomo ndr).
Ho ricordi molto vividi, che cerco di mantenere tali. I primi tempi di inizio di vita, personale e lavorativa, contengono il nucleo emotivo più forte, la passione più intensa, che personalmente "sento" ancora grazie all'entusiasmo che ci mettevo. Erano anche tempi in cui c'era tanto lavoro, in cui trovavi diverse vie la per sbarcare il lunario facilmente: c'era il teatro, il doppiaggio, lo speakeraggio, tante attività collaterali.
Quali sono gli interessi di Marina Massironi, oltre al lavoro?
Viaggio, leggo, leggo, viaggio... frequento molto gli amici, e quando non sono in tournée cucino. Per un po' mi sono data anche al giardinaggio,...ma era troppo pesante (ride). Da qualche anno ho spostato la base in un luogo neutro e mi sono trasferita in campagna in Romagna.